Mario Lattanzi

Mario Lattanzi ci ha lasciati, improvvisamente.

Tutto lo sport viterbese, attonito, si stringe attorno a chi negli anni ha avuto il dono di conoscere, apprezzare, amare Mario.

A loro, ma soprattutto alla famiglia, tutta l’atletica viterbese rivolge il suo commosso pensiero, consapevole che nessuna parola potrà lenire il dolore per questa improvvisa scomparsa.

Con Mario perdiamo un amico, un giudice competente, ma anche una figura che rappresenta la nostra memoria storica; i suoi 32 anni passati alla guida del Gruppo Giudici Gara della provincia di Viterbo ne sono una testimonianza, così come i suoi 50 passati all’interno della Fidal, sempre come giudice di gara.

Giudice nazionale, con una competenza e conoscenza integrale dell’atletica, si è sempre mostrato disponibile fino all’ultimo, la scorsa domenica è stato giudice ai Campionati Italiani Invernali di Lanci Master a Viterbo e nulla faceva presagire un così triste epilogo.

Nel corso della sua carriera ha saputo coniugare il rigore del giudizio con una umanità e disponibilità, che lo ha reso uno dei più apprezzati giudici sul territorio. Mai una parola fuori posto, soprattutto con le nuove generazioni, capace di accoglierle, stemperando con una parola, con un semplice gesto, le loro ansie, i loro timori. Insegnante nella scuola come nella vita, ha formato intere generazioni di Giudici, ma soprattutto, nella sua Bagnoregio ha formato intere generazioni di ragazzi, portati allo sport grazie al suo entusiasmo.

E’ stato un insegnate ma con una visione moderna dell’insegnamento, capace di andare oltre le “mura scolastiche” e di aprirsi alle relazioni sociali così come ai valori dello sport, intesi come scuola di vita. Egli fece parte di quella schiera di insegnanti che, formatisi nell’immediato dopoguerra, gettarono nell’insegnamento quelle idealità e quei valori che la rinnovata nazione aveva da poco recuperato. La formazione dei giovani non attraverso il militarismo, bensì attraverso ideali democratici ma anche cristiani, basati sul valore etico del confronto e dell’agonismo, che unite ad un volontariato costante e proficuo sul campo, determinarono il successo del suo insegnamento.

Fine intellettuale, viveva con fastidio questa modernità tecnologizzata, veloce, immediata, repentina, come non ci fosse più spazio per la riflessione, per la interiorizzazione; ne parlammo in varie occasioni a proposito di una breve storia del Gruppo Giudici Gare di Viterbo, che lui conosceva molto bene e sulla quale ci eravamo dati appuntamento in un futuro per scriverla. Il tempo, la vita, non ce lo hanno consentito, e questo per tutti noi sarà e resterà un gande rammarico.

Andando a rendergli omaggio, proprio oggi nella sua casa, abbiamo scoperto che il Presidente della Repubblica nel 1974 lo aveva nominato Cavaliere, non ce lo aveva mai rivelato, per tutti noi è stata una sorpresa, come una sorpresa non è stata aver visto una moltitudine di persone rendergli “onore”.

Non è facile scrivere di Mario, soprattutto a poche ore dalla sua scomparsa, per farlo avremmo avuto bisogno di maggiore lucidità, ma ci ripromettiamo di farlo fra un po’ di tempo, quando l’emozione non ci sovrasterà.

Alla Famiglia vanno le più sentite condoglianze da parte di tutta l’atletica viterbese.

Ciao Mario

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